Cosa sognano i pisani in quarantena?

di Sandro Noto elaborazione grafica di Erica Artei

Seconda Cronaca vi invita a partecipare a un archivio onirico locale. Il primo contributo lo abbiamo scritto noi

Mai il giornalismo è stato così rutinario. Tutto evoca il Covid-19, dalle prime pagine agli oroscopi. A un subbuglio epocale è corrisposto un logorante appiattimento mediatico. Un paradosso “al quadrato”: il collasso dell’informazione su un’unica vicenda, sebbene eclatante, via via conduce all’impassibilità del pubblico. Un fenomeno perciò ovvio (tale è ormai il virus) che preclude inoltre l’azione umana e quindi l’origine delle storie. Nell’attuale monotonia, dove si celano allora le sorprese (ossia le notizie)?

All’inerzia corporea istigata dal Covid-19, si contrappone forse un fermento dell’immaginazione. In fondo ciascuno adesso è intento a rimodulare la propria identità proiettandola nell’incerto mondo post-pandemico, tra dilemmi pratici (“crolleranno gli interessi sui mutui?”) ed esistenziali (“sarò una persona migliore?”). Se dunque l’astratto è divenuto più stupefacente (cioè “notiziabile”, ribadisco) del reale, un giornale dovrebbe occuparsene, delineando magari una “cronaca dell’invisibile”.

Un’ambizione che in Seconda Cronaca spingiamo all’estremo, chiedendovi di raccontarci i vostri sogni (incubi inclusi, come da foto). È infatti accertato da psicologi, psichiatri e neurologi che l’emergenza sanitaria stia invigorendo l’attività onirica. E condividere la propria significa iniettare nel vissuto quelle sane fantasie che la pandemia ci sta inibendo: fatelo scrivendo a redazione@secondacronaca.it. Lunghezza a piacimento: non scorceremo né correggeremo i testi. Firmateli, almeno con uno pseudonimo.
Inizio io.


Ho sognato che sfrecciavo su uno scooter in coppia con Silvio Berlusconi. Guidavo io e non portavamo il casco. Il mezzo era un Piaggio NRG bordeaux (detto “Energy”), modello di tendenza fra i teenager pisani di metà anni Novanta (contemporaneo perciò alla “discesa in campo” del Cavaliere). Un dettaglio che riconduce la visione alla mia adolescenza, benché avessi l’aspetto odierno. Berlusconi invece era ringiovanito e rimpicciolito; così l’iconico doppiopetto gli cadeva largo esasperando lo svolazzo controvento. Fuggivamo come scippatori da un pericolo che ho dimenticato, insofferenti l’uno all’altro però complici. Percorrevamo ignote strade gremite di bambini che giocavano in calzoni corti.