La maledizione del Viale
Nei due chilometri del viale delle Piagge, anche quest’estate, si sono riversati ogni giorno migliaia di cittadini. La bellezza del luogo contrasta con la mancanza di locali in cui è possibile ristorarsi, riposare o semplicemente incontrarsi. Solo alla fine del percorso, unica oasi a disposizione del viandante e degli atletici frequentatori, appare il bar Lilli
Dal tondo (la rotatoria davanti al Salvini) al Tondo (davanti a Lilli, pensato sin dalle origini come posto dove le carrozze potevano invertire il verso di marcia) sono 3113 passi (almeno i miei). Frequenziometro deambulante di presenze, conto nel tragitto di ritorno, in questo primo sabato di autunno (ore 17.45), 728 colleghi di Piagge. La cospicua fauna che popola il viale è evidentemente suddivisa in specie e sottospecie, e non sto parlando delle 64 specie di uccelli che la Lipu ha qui identificato, ma della fauna umana che ogni giorno dell’appena finita estate continua a popolare questo nostro prezioso ambiente.
Gli Stanziali. Quelli che se non piove li trovi sempre lì. Sottospecie: I giocatori di bocce dell’Associazione sportiva dilettantistica Pisa Bocce (156 passi dopo la partenza) e I Ragazzi del Muretto (1779 passi). Nutrita popolazione. Numero stabile.
I Passeggiatori. Due le sottospecie: i Camminatori lento pede. Vanno piano, ma vanno, spesso panchineggiano. Poi riprendono, perché un po’ di moto fa bene e almeno prendi un po’ d’aria; non proprio dei filosofi peripatetici, ma gente convinta, prevalentemente anziana. Popolazione variabile ma di numero costante. Da non confondersi con i Camminatori in modalità Cardio, camminano anche loro, ma “mi raccomando ad un certo ritmo! Perché sennò non serve a niente!”. Molto determinati, con outfit vagamente appropriato, senza pretese di tecnicismi. Popolazione in ampia crescita. Se li si incontra si raccomanda di scansarsi velocemente perché tendono a non virare in caso di ostacolo umano.
I Corridori in modalità jogging. Si dividono almeno in due sottocategorie: i Puristi, quelli che corrono solo sul viale e lasciano l’auto all’inizio o alla fine e lì rientrano puzzosi e sudati, scappando rapidi col sogno della doccia e/o del meritato cornetto, e gli Affluenti, quelli che nel fiume alberato ci arrivano già correndo da un po’ e alla fine defluiscono, discretamente, senza fermarsi mai. In entrambi i casi popolazioni migranti che non nidificano; inarrestabili e incorruttibili alle parole (che spezzano il ritmo) o ad una spuma (che corrompe la dieta). Sesso, estrazione sociale, età differenti. Rappresentano la maggior parte della popolazione.
I Corridori in modalità running, quelli che corrono davvero e non li distingui solo per le scarpette. Abili nello slalom necessario per evitare le altre specie. A volte scelgono i sentieri meno battuti più vicini al fiume. Una vera rarità.
I Ciclisti. Due sottospecie: I Cigolanti, quelli con bici di ogni giorno che sarebbe troppo elogiativo chiamare city bike; un po’ l’equivalente su due ruote di quelli che camminare fa bene e quindi perché no, e I Convinti, specie più rara, che nella varietà policroma si distingue per l’outfit vagamente tecnico. Gli esemplari di questa sottospecie ostentano smarrimento della serie: “Passo di qui solo per andare a fare qualcosa di più serio di là”. Quasi sempre solitari o in coppia, mai in branchi come in altre situazioni.
Rari gli avvistamenti anche della specie Vado alle Piagge perché è un bel posto e ci sono sempre eventi eccezionali che si possono vedere solo lì. Per alcuni studiosi, caso di mitologia urbana frutto di allucinate fantasie; per altri, specie non stanziale ma di passo, avvistabile solo nel periodo di maggio in occasione di alcune feste locali.
Tutti condividono la condanna ad una medesima sorte: durante tutto il tragitto non troveranno un solo ristoro in caso di necessità o desiderio; ed è strano che a tanta frequentazione effettiva e potenziale non corrisponda una proporzionale presenza di locali. L’ex bar Salvini è chiuso dal novembre 2020. Alessandro Trolese, 44 anni, vicepresidente della Confcommercio dal gennaio 2023 e portavoce del gruppo di investitori che si è aggiudicato la gara per la gestione del posto per 7 anni a dicembre del 2022, ci dice che aveva previsto i tempi burocratici che motivano al momento la mancata riapertura; ma ci racconta anche come ha dovuto provvedere a buttare via tonnellate di rifiuti e a far sloggiare una serie di homeless che si erano ben sistemati in quello che rimaneva del vecchio bar. Titolare di diversi locali in città, Trolese dichiara che i lavori dureranno 6 mesi e che prevede l’apertura di quello che si chiamerà “Chalet caffetteria bistrot alle Piagge” tra fine marzo e i primi di aprile 2024. Promette un luogo aperto tutti i giorni per tutto il giorno, con una cucina in grado di offrire ristorazione anche la sera. Un luogo come quello, di cui molti pisani sono innamorati, è giusto che nel suo cambiare pelle, resti in ascolto delle aspettative; ma annuncia che sarà pronto ad ospitare incontri letterari, culturali, mostre e un certo tipo di intrattenimento musicale. Un salto di livello che gli consentirà di coniugare la forza della memoria con uno stile nuovo, andando a costituire una proposta inedita per la città. Gli Stanziali delle bocce si dicono soddisfatti di una possibile prossima riapertura del locale e confermano che sì, in effetti qualcuno sta aggeggiando nell’area dei lavori, anche se non proprio a ritmi frenetici. Ma hanno la maggior parte del tempo gli occhi incollati sul pallino e non so se stimarli testimoni totalmente affidabili.
A metà viale c’era il bar ristorante “Alpaca” che all’apertura, nel maggio 2022, tromboneggiava dicendosi pronto ad essere il “nuovo locale in grado di far rinascere le Piagge”, con serate di aperitivo e raffinata musica dal vivo prevalentemente jazz e ha chiuso dopo meno di un anno con serate karaoke e uno sfratto esecutivo. L’esperienza precedente de “Le Ninfe” era durata qualche anno, ma confermava come quello sembri essere un posto un po’ stregato che non riesce proprio a prendere quota come la posizione sembrerebbe permettere. Qualche addetto ai lavori parla di limiti fisiologici (belli 800 metri quadri all’esterno d’estate, ma pochi i 150 all’interno per resistere d’inverno); troppo caro l’affitto (3500 euro mensili); altri liquidano la faccenda parlando di scarsa capacità imprenditoriale. Gli Stanziali come I Ragazzi del muretto ricordano i tempi dei fratelli Urio e Uria, figli di Bisirdo, gestori di quello che diventò l’Alpaca, che resistettero anche all’alluvione del ’49 e rimasero aperti fino all’inizio degli anni Ottanta. Per questo non credono alla maledizione del posto e nemmeno alla sfiga. Certo per loro quel bar dovrebbe rimanere quello che era un tempo: un posto per giocare a carte, incentrato sulla sana convivialità fatta di bicchieri di vino e caffè, in armonia col quartiere, cosicché quelli di loro che vogliono giocare a carte non dovrebbero essere ospitati dal prete di San Michele com’è ora. I Ragazzi del Muretto sono un’associazione storica del viale, fatta da ragazzi degli anni Sessanta, ora ottuagenari, depositari di una preziosa memoria legata alla Pisa industriale del secondo dopoguerra, cresciuti nel luogo dove nacque e prosperò la Richard Ginori. Ricordano un quartiere fortemente identitario fatto di posti di ritrovo privati o di corti. La memoria della fabbrica loro la vorrebbero mantenere anche con uno spazio museale all’interno del Centro Espositivo San Michele degli Scalzi dove sono custoditi molti macchinari che erano della fabbrica. Il sindaco è venuto a vedere i materiali conservati, ci dice Paolo Di Sacco, uno dei “ragazzi” più brillanti dell’associazione, ma come noto una decisione su cosa quel centro debba diventare è ben lontana dall’essere presa. Luogo di tante manifestazioni tutte un po’ in sordina, che possono essere effettuate anche grazie all’impegno del Comitato delle Piagge, il Centro era nato per iniziative continuative di ben più alta portata, e le meriterebbe. Questo non vorrebbe dire essere sordi alle esigenze dal quartiere, ma offrire ai cittadini, locali e non, eventi in grado di aggiungere ulteriore vita alla preziosità del viale.La voce Wikipedia dell’SMS oltretutto recita come questo sia “dotato di sale al chiuso e luoghi all’aperto per mostre, eventi culturali, musica, dotato anche di luoghi al chiuso e all’aperto per il ristoro”. Che sia proprio questo mantra culturale, che un po’ tutti i soggetti, pubblici e privati, mettono nei buoni propositi, a portare un po’ sfiga? O forse osando un po’ di più si permetterebbe anche all’indotto di vivere e prosperare come stenta a fare? Non mancano certo locali per la ristorazione a Pisa, la differenza potrebbe farla una valorizzazione inedita della struttura che c’è, facendo scelte un minimo coraggiose.
Nel frattempo Pisa, città delle opportunità sprecate, si gode il suo bel viale. Per fortuna ci sono gli alberi, per fortuna ci sono gli uccelli che cinguettano gratis. Per fortuna c’è Sant’Ubaldo; lui che era anche esorcista, magari osa farci qualcosa.